la rata, così disposta, deve ammettere un valore pari a un quinto dell’importo riferito al netto, un piccolo 25% calcolato in percentuale, che verrà rilasciato a scadenze specifiche direttamente dal proprio datore di lavoro o dall’Ente pensionistico di riferimento. La cessione del quinto, perciò, si risolve come un semplice prestito non finalizzato, acconsentendo ad una richiesta di danaro senza per questo riassumerne la funzionalità di scambio.

Le uniche garanzie mosse a vantaggio del finanziamento risiedono in un impiego stabile e a tempo indeterminato, che permetta fino all’estinzione il pagamento delle quote risarcitorie: di riflesso sono esclusi dalla negoziazione tutti quei soggetti legati ad un’attività autonoma o a tempo determinato, insicuri sulla prestazione debitoria. Solitamente alla cessione del quinto sono incoraggiati i lavoratori pubblici e statali, tuttavia per gli addetti presso le aziende private è consentito riallacciarsi a un TFR accantonato, che muovendosi come garante presso le banche assicura in egual modo la possibilità di richiederne l’accensione.

In tutti i casi si parla di una negoziazione semplice e sicura, che copre ammortamenti fino a 10 anni, per importi che vanno dai 3.000€ ai 45.000€ a tassazioni morbide soprattutto per i prestiti più lunghi. Inoltre la cessione riferisce di un prestito assicurato, così come accade per tutti i finanziamenti di tipo personale.