Quando si decide di richiedere un prestito, bisogna tenere bene in considerazioni tutte quelle che sono le variabili che intercorrono in questa operazione. Un finanziamento, infatti, non è altro che un contratto fra due parti e, come tale, ha forza di legge tra di esse. In sostanza, i soggetti sono liberi di contrattare le condizioni che preferiscono ma, una volta siglato il contratto, queste clausole hanno la stessa forza delle leggi ordinarie nei loro confronti.

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Per questo motivo, è sempre bene prendere visione attentamente dei fogli informativi che l’istituto di credito è tenuto ad esibire ai propri clienti. Solo in questo modo, infatti, si avrà la certezza di non incorrere in futuri errori anche abbastanza fastidiosi. Le caratteristiche principali di un finanziamento sono il tempo per il quale viene acceso, l’importo del capitale in oggetto e ovviamente il tasso di interesse del prestito.

Come calcolare il costo di un prestito: i fattori determinanti

Il periodo incide notevolmente nel momento in cui si andrà a calcolare il costo totale dell’operazione. Infatti, esso è un fattore che concorre ad incrementare questo valore. In sostanza la banca, o l’altro intermediario finanziario coinvolto, deve sopportare il sacrificio di privarsi di un determinato capitale per un certo periodo di tempo. Maggiore esso sarà, quindi, maggiore sarà il costo dell’operazione. Se se ne ha la possibilità, si può optare per diminuire il numero delle rate, in questo modo il costo sarebbe inferiore, d’altro canto, però, le rate sarebbe di importo superiore. Se invece si ha la necessità di avere un costo mensile più contenuto si potrà decidere di spalmare il debito su un periodo di tempo più lungo, in modo tale da avere una rata più bassa.

Il tasso di interesse di un prestito

L’importo del capitale è, ovviamente, un altro elemento importante come il tasso di interesse del prestito. Da esso, infatti, dipende il valore del montante da rimborsare e ne deriva anche un cambiamento nel piano di ammortamento del prestito. Spesso si cerca di richiedere una somma leggermente superiore a quella che realmente serve, in questo modo si riesce a creare una riserva di liquidità che possa essere sempre utilizzata in periodi difficili. Cerchiamo adesso di affrontare l’elemento principe di ogni prestito, ovvero il tasso di interesse.

Il tasso di interesse del prestito ha un significato molto preciso, esso consta infatti del costo effettivo del denaro prestato. I capitali, come ogni altra merce, possono essere scambiati sul mercato ricevendo in cambio una controprestazione che è calcolata proprio in base al tasso. Quando il creditore si priva di liquidità per soddisfare la richiesta di un soggetto esterno, subisce un sacrificio in quanto non potrà più beneficiarne fino all’avvenuta restituzione. Ogni sacrifico, in economia, necessita di essere ricompensato.

Il tasso di interesse del prestito è semplicemente l’espressione percentuale di questa remunerazione. La sua percentualizzazione permette di paragonarlo nel tempo e nello spazio con strumenti similari. Infatti è possibile fare regressioni storiche per verificare l’andamento dei tassi, oppure comparare le offerte di due differenti istituti di credito per scegliere quella più conveniente. Quando si decide di accendere un prestito, quindi, è necessario dare la giusta attenzione al valore dell’interesse per evitare di incorrere in spiacevoli errori. Innanzitutto verrà proposto, dalla banca, il bivio tra tasso fisso e tasso variabile. La decisione deve essere presa consciamente, quindi cerchiamo di analizzare pro e contro di entrambe le scelte.

Tasso di interesse di un prestito: variabile e fisso

Un tasso di interesse del prestito variabile è solitamente inferiore a quello fisso e si compone di due quote. Esso infatti è associato ad un tasso di riferimento, anch’esso scelto in fase di contrattazione con il cliente, che servirà da base per calcolare il tasso totale. A questo viene poi aggiunto un differenziale di rendimento che, in termini tecnici, viene chiamato spread. In sostanza esso non è altro che la differenza tra il tasso di riferimento e quello che verrà applicato al capitale prestato.

Si può facilmente intuire che questa modalità di calcolo degli interessi lascia spazio ad una certa aleatorietà della rata. Infatti se il tasso di riferimento salirà nel periodo considerato, saliranno anche gli interessi sul proprio prestito. Al contrario, se esso diminuirà, tenderà anche a ridursi il debito da pagare. Evidentemente, questa soluzione dovrebbe essere preferita in momenti di congiunture economiche relativamente favorevoli, ovvero in quei periodi in cui è presumibile che i tassi rimarranno costanti o al massimo diminuiranno. Per questo motivo sarebbe sempre bene farsi affiancare da esperti analisti finanziari esterni alla banca. Essi infatti non avranno interessi coinvolti nel contratto e potranno fornire il loro giudizio autonomo e professionale in merito all’operazione da svolgere.

Un tasso di interesse del prestito fisso, invece, presenta uno svantaggio immediato e palese, esso sarà infatti solitamente maggiore rispetto ad uno variabile. Questo maggior valore si traduce, evidentemente, in un maggior costo dell’operazione di finanziamento, tuttavia potrebbe anche non essere vero. Infatti un tasso variabile potrebbe aumentare anche fino a superare il valore del corrispettivo fisso, non si può avere la certezza della volatilità dei mercati. Un tasso fisso d’altro canto offre la sicurezza di una rata stabile e la possibilità di conoscere sempre con estrema precisione la propria posizione debitoria.

In questo caso, infatti, il piano di ammortamento redatto all’inizio del periodo di riferimento del prestito, sarà sempre attuale e preciso in ogni momento dello stesso. Non ci saranno cambiamenti in corso del valore degli interessi da pagare e, per questo, la rata non subirà mai oscillazioni di nessun tipo. Questo tipo di tasso è evidentemente preferibile in quei casi in cui i mercati finanziari sono particolarmente turbolenti e sarebbe troppo rischioso optare per un tasso variabile. In queste situazioni bisogna saper valutare attentamente il possibile risparmio o il maggior costo derivanti dall’adozione di un tasso variabile.

Se non si è in grado di fare una valutazione di questo tipo, ci si può ancora una volta fare affiancare da un professionista, oppure scegliere la strada forse più costosa ma anche più certa, quella del tasso fisso. In ogni caso tutte la banche cercano sempre di consigliare i propri clienti al meglio. In questo modo si assicurano una clientela fidelizzata e ben contenta del servizio ricevuto.